di Silvia Calici
La comunità locale di Bore è alle prese per “catturare “alunni e non perdere, nel migliore dei casi, l’unico presidio culturale sul proprio territorio. Tuttavia, è comprensibile la preoccupazione degli amministratori locali, alle prese con richieste dei cittadini di mantenere a tutti i costi i presidi scolastici, è impossibile non considerare, un dato fondamentale senza il quale ,il mantenimento di un’ istituzione scolastica, o di plesso staccato è pura chimera. Il sindaco luigi Ralli dichiara” credo, questi problemi non riguardino solo il comune di Bore, ma sia un problema di tutti i piccoli paesini di montagna, con gravi condizioni di sviluppo”. Nella scuola primaria, il decremento più elevato, nessun bambino iscritto alla prima elementare, e dalla seconda pluriclasse fino alla quinta, quattordici sono i bambini frequentanti la scuola primaria , tuttavia il fenomeno, porta con sé conseguenze economiche, ambientali e sociali importanti. Sono alcuni anni, ribadisce il sindaco che finanziamo direttamente come comune, anche se non credo che l’ente comune, debba intervenire su questo, credo sia preposto ad un settore ben specifico, che è l’istituzione scolastica. Il comunicato, di chiusura della scuola materna è arrivato dieci giorni prima dell’apertura, conoscerlo prima, sarebbe stato più semplice nella complessità del problema”, averlo saputo per tempo ci avrebbe messo in condizioni di fare una ricerca più approfondita.< Fortunatamente “la fortuna” ci ha assistito, nonostante il tempo tiranno, siamo riusciti a trovare un’ insegnante,ed una collaboratrice, che svolgono il loro lavoro da egregie professioniste, pur essendo all’inizio di questa esperienza lavorativa>. Pensiamo sia stato di grande aiuto alle famiglie mantenere la scuola materna, che significa: ottenere la scuola elementare, “sono state impegnate somme importanti circa trenta mila euro, abbiamo fatte diverse pressioni, chiedendo collaborazioni ai soggetti politici, in particolare il senatore Giorgio Pagliari si è reso disponibile, però alla fine il risultato è stato scarno, pochissime le ore di lezione che venivano messe a disposizione.” – se vogliamo che i paesi di montagna si ripopolino, un minimo di servizi vanno garantiti, e la scuola è uno di questi. L’abbandono di queste aree, infatti significa indebolire le attività economiche- quali agricoltura, allevamento e turismo, che in questi contesti trovano vocazione più naturale possibile. Al tempo stesso, espone il territorio, a rischi ambientali dal punto di vista sociale, rende più costosi alcuni servizi essenziali per i cittadini, dai trasporti, alle comunicazioni, dai servizi sanitari a quelli scolastici. Si fa fatica a considerare svantaggiato, un territorio in cui la qualità dell’aria, del cibo, e delle risorse naturali, garantisce un benessere potenzialmente più elevato che altrove. L’atteggiamento delle istituzioni, finisce quasi sempre per concentrare le attenzioni , gli interventi di cura del territorio, prevalentemente nelle aree urbane e nelle grandi città, dove non a caso, si concentra anche il maggior numero di persone. Una politica lungimirante, invece mirerebbe a creare le condizioni afinchè le persone restino e tornino a vivere nelle aree montane, a cominciare dai giovani. Avere una distribuzione della popolazione più equilibrata porterebbe portare enormi benefici a tutti, non solo a chi è rimasto, quasi eroicamente, ad abitare i luoghi più spopolati. ma chi intende cambiare stile di vita. “Purtroppo la mancanza della scuola porta ad abbandonare il territorio”.