ALTRA INTERESSANTE MOSTRA AL CASTELLO DI BARDI. LE CARTOLINE D’EPOCA DELLA VALCENO.

SABATO 18 MARZO P.V. VERRA’ INAUGURATA AL CASTELLO DI BARDI LA MOSTRA “UN SALUTO D’EPOCA”- VECCHIE CARTOLINE DELLA VALCENO” – COLLEZIONE DI FILIPPO ANTONIAZZI.

Interessante esposizione di 100 cartoline della Valceno (100 f. + 100 r) del quarantenne collezionista ed appassionato FILIPPO ANTONIAZZI, residente a Varsi da dove proviene anche la mamma, ma “so pare l’è de Bardi (Piron de Bunan)”.

CARTOLINA POSTALE

La cartolina postale (dal regolamento postale definita “cartolina per corrispondenza”) venne introdotta in Italia il 1 Gennaio 1874 dopo che da alcuni anni era in uso all’estero. Inizialmente per le norme Unione Postale Universale solo quelle emesse dalle amministrazioni statali potevano fregiarsi di tale appellativo.

Ufficialmente nacque in Austria – Ungheria, emessa dall’Amministrazione postale di quel paese il 1° Dicembre 1869 (o il 1° Ottobre 1869?) come cartoncino postale a tariffa ridotta (il peso ridotto ne faceva una mezza lettera che giustamente richiedeva meno affrancatura).
In verità già da tempo nelle aziende e presso gli uffici che necessitavano di molti contatti epistolari erano in uso per economia e praticità dei cartoncini prestampati da completare e spedire senza busta (affrancati come lettere).
Tale pratica era una semplificazione sia per il mittente che per il destinatario nelle operazioni di scrittura, controllo e di archiviazione.
L’innovazione a tariffa ridotta ebbe quindi un immediato successo, seguìto dai principali paesi del mondo (è da sottolineare, e ripetere, che la facilitazione a tariffa ridotta riguardava solo l’oggetto cartolina emessa dallo stato, non si poteva perciò applicare ai cartoncini di emissione privata, che invece erano da affrancare come lettera).

Al suo esordio in Italia la Cartolina Postale emessa dall’amministrazione postale era di formato ridotto, aveva impressa una immagine di Re Vittorio Emanuele II°, con il valore postale dell’oggetto impresso sulla cartolina. Per regolamento, da allora, sulle cartoline del Regno fu sempre impressa l’immagine reale. L’impronta con il ritratto Reale era stata scelta per evitare falsificazioni, inoltre era di un colore inedito che non assomigliava a nessun francobollo per evitare ritagli da incollare sulle buste.

La cartolina era divisa burocraticamente in un recto o fronte ad uso della posta con l’indirizzo del destinatario (lato su cui era stampata l’immagine o il valore postale) e da un verso o retro ad uso del mittente per gli scritti. Era stato specificato dalla normativa che poteva essere scritta a matita o a penna con colori a piacimento, che era esonerata dall’obbligo di firma e poteva essere raccomandata.

Questo nuovo oggetto postale ufficiale, creato prevalentemente per comunicazioni delle aziende e dei professionisti, ebbe molto successo anche per comunicazioni tra privati; nella fase iniziale però venne usato pochissimo nelle corrispondenze circolanti nel distretto per il suo costo, infatti una lettera nel distretto in quel periodo pagava la metà esatta della tariffa delle cartoline; questa incongruenza venne annullata il 1° Agosto1889 con la regolamentazione definitiva del settore cartoline postali e illustrate.

La cartolina postale, all’epoca, era destinata dalla normativa U.P.U.ad essere usata (a tariffa ridotta) solo all’interno degli stati, mentre per l’estero era considerata e doveva essere francata come lettera; inoltre godevano della facilitazione solo quelle “somministrate” dall’amministrazione postale. Poiché nel tempo qualcuno pensò di usare cartoncini simili alle cartoline postali affrancandoli con la stessa tariffa ridotta, l’amministrazione, con opportune circolari ribadì agli uffici postali ed agli utenti che le uniche cartoline a godere della tariffa ridotta erano solo quelle ufficiali, le altre di fattura privata dovevano essere (come quelle provenienti dall’estero) trattate come lettere e tassate di conseguenza in carenza di affrancatura.
Nel 1875 ai fini statistici venne emessa una serie di francobolli per gli usi di franchigia (forniti gratuitamente agli uffici statali che ne dovevano fare uso). Per un periodo prefissato, questi uffici dovettero affrancare la corrispondenza con tali valori applicando la stessa tariffa dei privati e utilizzando un solo francobollo per ogni oggetto, tali invii dovevano essere regolarmente muniti di contrassegno di franchigia con la firma del funzionario mittente.Per lo stesso motivo vennero emesse anche delle “Cartoline Postali di Stato” con impresso il valore a tariffa civile, una cartolina era di tipo semplice di colore rosso, ed una di colore verde con risposta, ambedue da inviare previa applicazione del bollo ovale di franchigia; anche sulla risposta l’ufficio statale che rispondeva doveva applicare l’ovale di franchigia, per dimostrare di poter godere della facilitazione.
Finito l’uso statistico dei valori e delle cartoline postali di stato, tutti i valori della serie dei francobolli furono sovrastampati con “cent. 2” (da usare per le stampe), mentre sulle cartoline della stessa serie, al fine di esaurire le scorte, si effettuò una sovrastampa circolare con la scritta “ammessa alla corrispondenza privata”. Per riportarle alle misure di quelle ufficiali prescritte, vennero rifilate asportando la cornice (le misure massime vennero decise come standard dall’ Unione Postale Universale a Parigi nel 1878 in140 X 90 mm).

Finalmente il 1° Agosto 1889 su insistenza degli editori e adeguandosi a quanto richiesto dai partecipanti dell’Unione Postale Universale, anche l’Italia introdusse nella normativa la francatura ridotta anche per le cartoline postali di produzione privata, specificando che le dimensioni e il peso dovevano essere uguali a quelle dell’amministrazione postale, che non dovevano portare stemmi dello stato e, se di dimensioni e peso diverso, dovevano essere tassate come lettere. Si specificò anche: “Non è concesso alle industrie private emettere cartoline con risposta”. Nell’occasione venne stabilita la tariffa ridotta per le cartoline circolanti nel distretto.

Altro problema sorse per la poca chiarezza delle norme nello specificare la differenza fra stampe e cartoline postali. Il confine non era stato ben tracciato dalla normativa e spesso avvenivano abusi da parte degli utenti, ma anche tassazioni irregolari da parte degli addetti.
Era in uso da tempo che sulle stampe si potesse scrivere la data, qualche convenevole e la firma, per esempio: un invio classico erano i cartoncini di “avviso di passaggio” a tariffa stampe. Infatti su un cartoncino intestato con nome, indirizzo dell’azienda ed un testo stampato si avvisavano i clienti che sarebbe passato, in una data specificata a penna, il “viaggiatore” per ordini ed esazioni.
Tali cartoncini riportavano la data di invio qualche volta con la dizione “data del timbro postale”, il nome dell’agente aziendale, la firma ed anche a volte alcuni convenevoli. La prima cartolina celebrativa venne preparata per il 25° della liberazione di Roma. Per ritardi nell’approntare l’apposito francobollo con l’immagine dei reali lo si trasformò in vignetta applicata sul fronte in stampa monocromatica e stampata al retro l’impronta rossa di valore con l’immagine del Re in ovale che poi fu utilizzata anche per le cartoline postali future. Si decise di applicare al verso l’impronta di valore per mancanza di spazio sul fronte, in aperto contrasto con la normativa U.P.U. che prescriveva l’applicazione dei francobolli o delle impronte di valore dal lato indirizzo. Questo pasticcio grafico creò grossi problemi alle amministrazioni postali estere, provocando tassazioni per invii di oggetti regolarmente affrancati.
Nel 1907 si ebbe una sostanziale modifica della normativa U.P.U. relativa al lato fronte delle cartoline per corrispondenza; l’indirizzo poteva essere scritto nella metà destra della cartolina, su cui andava applicato anche il francobollo, lasciando libero il mittente di utilizzare la parte sinistra per la corrispondenza. Bisogna ricordare che la normativa in questa occasione puntualizzò che dalla parte dell’indirizzo non erano ammessi altri scritti oltre all’indirizzo, in caso contrario sarebbero state “tassate come lettere insufficientemente affrancate”.

La normativa delle cartoline per corrispondenza venne mutata nel tempo con continui aggiustamenti; per esempio si mutarono anche le misure, nel regolamento postale del 1908 troviamo che le cartoline prodotte dall’industria privata non devono essere superiori a quelle dell’amministrazione postale che erano di: mm 140 X 90, peso massimo grammi 5, nè essere inferiori ai mm 100 X 70 (le cartoline postali “piccole” da Cent 5 dell’89 per il distretto erano state emesse di mm 110 X 70).
Questo formato venne mantenuto per molti anni in tutte le emissioni delle cartoline postali.

Nella lunga storia delle cartoline postali si ebbero parecchie variazioni nel disegno degli stemmi stampati sul fronte dal lato indirizzo, nella prima emissione lo stemma era molto semplice, il solo scudo crociato dei Savoia. Successivamente divenne imbandierato e con ghirlande di quercia ed alloro, poi acquisì il Collare dell’Annunciata, poi perse le bandiere, per finire abbinato allo stemma fascista e successivamente fuso con i fasci.

Le misure cambiarono il 1° Luglio 1931 con l’emissione della serie di quattro cartoline di uguale valore con immagini diverse, stampate sul lato indirizzo, celebranti l’inaugurazione della nuova stazione ferroviaria di Milano; il nuovo formato di mm 150 X 105 fu poi mantenuto (millimetro più millimetro meno) fino alla fine del periodo di nostro interesse. In questa ultima serie l’impronta di valore applicata era la nuova effige del Re da 30 cent della serie “Imperiale”, con la stessa dimensione del francobollo di mm 17 X 21. Successivamente sulle cartoline ne fu aumentata la dimensione a mm 19,5 X 24,5 per evitare che venisse ritagliato e usato in affrancatura come ricupero, (cosa che avvenne ugualmente nonostante fosse vietato). Dimenticato l’utilizzo pubblicitario degli oggetti postali effettuato nel periodo degli anni Venti per lucrarne gli introiti pubblicitari, utilizzo che era poi stato sospeso a causa delle proteste popolari, negli anni “30 e “40 il regime fascista senza alcuna remora usò ampiamente la posta e i servizi postali per la sua propaganda. Nell’occasione si approntarono serie complete di cartoline “opere del regime”, di “propaganda turistica” ed anche una serie “Pro milizia” con sovrapprezzo.

Nell’intento di far propaganda turistica, nel 1936 le Regie Poste tentarono anche la strada delle cartoline illustrate. Si scelsero dieci regioni italiane e di ogni regione si stamparono 12 fotografie delle città o del circondario per un totale di 120 cartoline illustrate. Realizzate con immagini monocromatiche, le fotografie dei monumenti e dei panorami non ebbero molto successo forse per lo scarso beneficio economico che ne ricavavano i rivenditori di valori bollati, interessati a vendere le cartoline illustrate di produzione privata che permettevano un maggior guadagno.

Una annotazione interessante è rilevare che le cartoline postali con risposta pagata provenienti dall’estero, sono uno dei due soli casi in cui un oggetto postale è annullato legittimamente con bollo a data di ufficio postale estero.
L’altro possibile è dovuto ad accordi particolari della Confederazione Elvetica sulla tratta italiana della Domodossola – Briga degli ambulanti svizzeri.L’ 8 Settembre 1943 e la divisione dell’Italia fra Nord e Sud.

Al Nord, quando gli eventi dell’otto Settembre provocarono il cambio di regime alla “Repubblica Sociale”, le cartoline postali disponibili erano praticamente solo quelle da 30 Cent. imperiale che riportavano la parola “VINCEREMO” (quelle da 15 cent. da qualche mese non erano più in uso se non integrate a 30 cent. anche nel distretto). Quelle da 30 cent. vennero sovrastampate in rosso con il fascio repubblicano che copriva il vecchio stemma regio con fasci e per sfregio la scritta “REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA” sull’immagine del Re per sottolinearne la discontinuità.
Esaurite le scorte, venne approntata una cartolina con stemma della Repubblica Sociale con aquila e fascio nello stemma e l’impronta di valore da 30 cent. con l’immagine di Mazzini. Fu emessa nel Luglio del “44 però dopo un paio di mesi dovette essere integrata con francobolli della serie “monumenti distrutti” per l’aumento delle tariffe scattato il 1° Ottobre dello stesso anno.

Finita la guerra, alla ripresa del servizio postale, vennero messe fuori corso le cartoline “Mazzini” (nel Nord-Est, causa carenza di francobolli e di cartoline, furono mantenute eccezionalmente in validità ancora per un certo tempo).

Le due parti dell’Italia erano state divise da un fronte di guerra, ambedue sotto il controllo straniero; si comportarono anche dopo la guerra in modo dissimile: al Nord furono stampate delle cartoline postali senza stemma reale e con impronta di valore dell’Italia Turrita utilizzando una immagine della serie imperiale e portando il valore a 50 Cent.. Come per la cartolina emessa precedentemente (Mazzini) si usò tal quale senza francobolli aggiunti per poco tempo, perchè la tariffa venne aumentata quasi subito a lire 1,20; come integrazione di affrancatura si usò una coppia di 35 Cent con fascetto della serie di 3 nuovi francobolli della serie imperiale ( Cent. 15, Cent. 35 e 1 lira) che gli americani, non volendo far usare quelli della R.S.I., fecero stampare per poter sopperire alle necessità più urgenti subito dopo la fine della guerra nella stamperia stessa della R.S.I. locata negli stabilimenti della De Agostini di Novara. Meglio riusare quelli del Regno che quelli R.S.I. alleati dei tedeschi !.

Al Sud le cose procedettero esattamente all’opposto. Nel “44 dopo la liberazione di Roma e con la cessione del territorio prima occupato dagli alleati al governo italiano, si diedero alle stampe delle cartoline postali con l’effigie del Re a tariffa distretto da integrare con francobolli. In pratica si rifecero le impronte di valore della serie imperiale con l’immagine del Re raddoppiandone la tariffa, togliendo i fasci ed applicando lo stemma sabaudo utilizzato prima dell’avvento fascista. Successivamente per necessità impellenti e avendo rinvenuto forti quantitativi di cartoline postali da 15 Cent. ante 8 Settembre, si decise di sovrastamparle in attesa delle nuove emissioni; nella stampa si nascose sia il VINCEREMO che lo stemma con i fasci, per mezzo di parentesi e un nuovo stemma sabaudo. I fascetti dell’impronta di valore con il Re furono nascosti con la scritta del valore di 1,20 della nuova tariffa interno per la cartolina postale.

Durante il periodo Regno del Sud, si diedero poi alle stampe al poligrafico di Roma delle nuove cartoline della serie “Italia turrita” e anche della serie “Democratica” (furono stampate entrambe con stemma sabaudo); al Nord durante la Luogotenenza per la necessità di cartoline, come già detto, si fece approntare inizialmente una cartolina da 50 cent (stessa tariffa R.S.I.), poi dopo quasi un anno una nuova serie emessa per l’aumento delle tariffe. Queste ultime come per la precedente non si vollero stampare con lo stemma sabaudo perchè al Nord era poco gradito e, si disse, per non influenzare le votazioni del referendum.
Questa modalità di stampa delle cartoline postali senza stemma venne mantenuta anche dopo la proclamazione della Repubblica; da allora le cartoline postali non riportarono più lo stemma dello Stato.

 

 

CARTOLINA ILLUSTRATA

Sono cartoline con una facciata riservata ad immagini, disegni e fotografie, usate prevalentemente e tradizionalmente per auguri e saluti in occasione di ricorrenze o viaggi recanti a volte solo la firma e la data, oppure più frequentemente dei convenevoli, con un massimo di cinque parole o cinque iniziali (considerate parole complete dai regolamenti postali).
Inizialmente ebbero una storia travagliata per la poca chiarezza delle normative postali; in effetti nacquero come “stampe illustrate”. Infatti l’occhiuta normativa della privativa postale che puntava a tassare ciò che era nato per comunicazioni importanti o di affari, le famose “notizie personali e attuali”, stentava ad inquadrare e distinguere un fenomeno prevalentemente ludico e “leggero” come le cartoline (con immagini) prodotte in grande numero e portanti frasi scritte di saluti ad amici e parenti. Assomigliavano infatti alle stampe che riportavano disegni, immagini, marchi riprodotti in molte copie a stampa, su cui tradizionalmente per consolidato uso si potevano vergare quasi le stesse cose delle cartoline illustrate, ma con tariffe completamente diverse: dai 10 cent. delle cartoline (ancora non classificate come illustrate) ai 2 cent. delle stampe.
I due oggetti avevano molto in comune e non sempre era facile tracciare il confine fra i due. L’ operare delle officine grafiche coi cartoncini a stampa, sempre più ricchi di disegni, marchi ed immagini, sfociò sul finire dell’800 nelle cartoline illustrate.
Questo succedeva in un periodo in cui le tecniche di riproduzione delle immagini si stavano affinando poiché diventavano sempre più belle e raffinate con disegni e fotografie in bianco e nero (a volte colorate a mano), ma anche cromolitografie a colori!. I cartoncini illustrati con immagini (che erano essi stessi messaggi) completati con stringate frasi di saluto ebbero successo e si potevano inviare come stampe.
Le cartoline postali dello stato, a volte, erano anch’esse decorate con immagini applicate dagli utenti.
Le cartoline postali dell’industria privata riportavano immagini. per cui gli utenti spesso non sapevano come affrancare, il settore era poco chiaro.
L’Amministrazione postale, sollecitata in proposito per dirimere la questione, non trovò di meglio che creare un ibrido: in caso di spedizione di una cartolina postale illustrata (dell’industria privata) riportante solo brevi frasi di convenevoli era possibile affrancarla come stampa se veniva cancellato a penna o a matita il termine “cartolina postale” che le tipografie stampavano usualmente dalla parte dell’indirizzo.
In caso che il termine non fosse cancellato la tassazione sarebbe stata quella della cartolina postale. Entrarono in uso anche cartoline illustrate (spesso a tariffa stampe) che erano di dimensioni ridotte (la normativa disponeva solamente che non superassero le dimensioni di quelle statali), quindi era tollerata anche una mezza cartolina illustrata!.
Una osservazione merita di essere sottolineata: quando venne regolamentata la tariffa delle cartoline illustrate con firma e data e fu parificata alla tariffa stampe, lo fu perchè anche le stampe, per regolamento, potevano riportare la data e la firma (o più firme) del mittente. La normativa prescriveva che le cartoline illustrate con convenevoli (al pari dei biglietti da visita e con la stessa tariffa) dovessero riportare la francatura obbligatoria. In caso di carenza di affrancatura erano ritirate di corso; infatti il regolamento prescriveva :
“Le cartoline illustrate e i biglietti da visita non francati non hanno corso” .
Perciò si può concludere che le cartoline illustrate create dalla normativa erano di tre tipi:
a) – Firma e data a tariffa stampe e con la stessa normativa
b) – Con convenevoli (cinque parole, firma e data) tariffa biglietti da visita.
c) – Con corrispondenza (oltre le cinque parole o con una frase che trasmettesse notizie tipo “arrivo domani alle cinque”) era dovuta una tariffa delle cartoline postali di stato.

Inoltre, se il mittente aveva vergato delle parole dove non erano ammessi altri scritti oltre all’indirizzo, sarebbero state “tassate come lettere insufficientemente affrancate”.
Paradossalmente se il mittente avesse scritto delle frasi che non rientravano nei convenevoli ma nei messaggi (cioè più di cinque parole, perciò tassabili), per salvaguardare la corrispondenza, il regolamento prescriveva di tassare l’invio come cartolina postale per corrispondenza, detratta l’affrancatura applicata, e di dare corso all’invio.
Riguardo ai soggetti le cartoline illustrate spaziarono in tutti i settori artistici; anzi si può dire che ne ispirarono alcuni specifici ad uso delle cartoline, dalle
immagini esotiche di paesi lontani, alle riproduzioni d’arte, alle vignette umoristiche, dalle fotografie di modelle a quelle di monumenti e alle chiese. Coll’avvento della tecnica per la riproduzione del suono si ebbero anche cartoline sonore che incorporavano un disco per la riproduzione di canzoni, inni o addirittura saluti del mittente che aveva registrato con la sua viva voce.
Non bisogna dimenticare la grande diffusione della cartolina illustrata a fine Ottocento, nel 1899 si ebbe a Venezia anche una “Esposizione Internazionale di Cartoline Postali Illustrate”. A cavallo del Novecento la cartolina illustrata divenne un fenomeno nuovo, paragonabile all’odierno internet, con cui milioni di persone si scambiavano saluti da un luogo all’altro del mondo per mostrare a chi stava a casa, per la prima volta nella storia, luoghi visitati dal turista.
Altri parteciparono alle catene di corrispondenza, modalità diffusissima in tutto il globo, per il solo piacere di scambiarsi immagini esotiche da collezionare e che facevano sognare.
Inoltre come non ricordare le belle illustrazioni di “art nouveau” che grandi artisti della grafica dedicarono al fenomeno delle cartoline postali?. Una annotazione da ricordare: durante la prima e la seconda guerra mondiale le cartoline illustrate con panorami erano vietate sia per l’interno che per l’estero. Altra limitazione (dal 26 Maggio 1942) venne imposta nella R.S.I. nel corso della seconda guerra mondiale: la soppressione della tariffa delle cartoline illustrate, sia quella “firma e data” che quella dei “convenevoli”. Era concessa solo la tariffa “cartolina postale di corrispondenza”
In Italia la cartolina postale comparve nel gennaio 1874, e solo successivamente arrivò la cartolina illustrata: la prima fu creata nel 1896 in occasione delle nozze del principe Savoia di Napoli (poi re Vittorio Emanuele III) con la principessa Elena di Montenegro e riportava sul fronte gli stemmi italo – montenegrini.
La diffusione della cartolina segnò, in Italia e all’estero, l’inizio di un modo più rapido ed agile di comunicare, annullando le distanze dei luoghi più o meno lontani.
Il fenomeno del
collezionismo è per le cartoline illustrate piuttosto precoce, se si accredita che la prima Esposizione Internazionale di cartoline illustrate aperta alla partecipazione di tutti i paesi si sia tenuta proprio in Italia, a Venezia, nell’estate del 1899.
A partire dai primi anni del 1900 la cartolina illustrata divenne quindi, anche grazie alla nascita ed al rapido affinamento delle tecniche fotografiche, uno dei principali veicoli d’informazione ed una delle più capillari testimonianze della trasformazione del paesaggio: non ha rappresentato soltanto il resoconto di un viaggio, ma ha costituito, da subito, una testimonianza storica, mirando spesso ad immortalare tanto la vita di tutti i giorni, dalle persone ai mezzi di trasporto, quanto la progressiva evoluzione di un paese o di una città in continuo cambiamento, indizio del mutamento paesaggistico, artistico e culturale.

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