di Marianna Notti
Ultimamente va di moda scopiazzare le feste americane. Siamo partiti con Halloween e adesso sta prendendo piede anche la caccia alle uova di Pasqua, una tradizione tipicamente anglosassone, poi trapiantata in Usa, che ora si sta diffondendo anche qui da noi. Eppure non ci sarebbe proprio bisogno di ispirarsi ai riti d’Oltreoceano, visto che anche qui non mancano usanze e folclore.
Il giorno di Pasqua, per esempio, era d’obbligo la tradizionale battaglia delle uova, che si consumava a suon di gusci rotti sui sagrati delle chiese, all’uscita da Messa. Poche e semplici le regole: le uova sode si portavano da casa; lo sfidato teneva saldo il suo uovo nel pugno e lo sfidante lo colpiva con il proprio. Chi rompeva l’uovo dell’avversario era il vincitore e si mangiava l’uovo rotto, direttamente sul posto, con un po’ di sale e magari del pane.
Dato che anche l’occhio voleva la sua parte, le uova bisognava che fossero colorate. Per dare una bella sfumatura arancione si facevano bollire insieme a foglie di cipolla, mentre per il verde si usavano le ortiche, ma le uova si possono colorare anche con tanti altri materiali e ottenere effetti particolari usando un po’ di creatività.
Poi, dato che di uova nelle case ce n’era in abbondanza, visto che tutti o quasi avevano il pollaio, la Pasqua era il momento perfetto per utilizzarle in quantità industriale, a partire dalla fujà, la sfoglia per fare gli irrinunciabili cappelletti, per arrivare a quella che – a casa mia – si chiama türta ‘d marsapàn, una specie di pan di Spagna soffice e spugnoso che non poteva mancare sulla tavola pasquale. Dato che è una preparazione molto asciutta, la morte sua è inzuppato e farcito a piacere.
Mia nonna per esempio, lo bagnava col caffè e in mezzo ci metteva il budino al cioccolato, sopra tanto zucchero a velo e zuccherini colorati come se piovesse; ma ci stanno bene anche bagne alcoliche o a base di succo di frutta e farciture di crema pasticciera, panna montata o gelato. Comunque, anche “pucciato” nel caffelatte del mattino non è niente male…
Türta ‘d marsapàn
Per una torta grande, o due piccole, montate 10 tuorli d’uovo con 10 cucchiai di zucchero. Setacciate 10 cucchiai di fecola di patate, 4 cucchiai di farina 00 e 1 bustina di lievito vanigliato, quindi incorporate le polveri, poco alla volta, nella montata di tuorli. Montate a neve ben ferma 10 albumi e uniteli al composto senza farli smontare, versate nella teglia imburrata e infarinata e cuocete in forno caldo a 180°C per circa 45 minuti (il tempo di cottura dipende dalle dimensioni della torta, vale sempre la prova dello stuzzicadenti). Se vi piace, potete aggiungere la scorza grattugiata di un limone non trattato prima di incorporare gli albumi.
E ricordate: chi non lecca il cucchiaio… gode solo a metà.
Foto uova: unsplash