BORE CHIUSURA DELLE ATTIVITA’

di Silvia Calici

Molte abitazioni di questi villaggi sono lontane dal centro del paese, disperse sui pendii delle montagne circostanti la val Ceno, un tempo più popolosi nel corso del secolo scorso hanno vissuto lo svuotamento graduale,oggi sono paesi ricercati per l’atmosfera autentica e l’isolamento delle realtà. Nei paesi montani con meno di mille abitanti, dove ci si conosce tutti, il negozio sotto casa è l’ancoraggio delle comunità. Luogo di aggregazione prima ancora che di acquisto. Troppi negozi nei piccoli paesini negli ultimi anni hanno chiuso, e tanti sono a rischio di chiusura. Perciò lanciano un appello: Valutiamo la possibilità di creare una cooperativa, proprio come si è fatto a Succiso un paesino in un piccolo borgo dell’appennino Tosco Emiliano, dove e nata la cooperativa” Valle Dei Cavalieri” un nome che ricorda, quello di una favola spiega il sindaco Fausto Ralli <la storia di questa cooperativa nasce quando, nel paese aveva abbassato la serranda anche l’ultima bottega. E si sa, quando in un paese non ci sono più né un bar né un negozio, quel paese è destinato a morire, perchè viene a mancare un punto di ritrovo>. “E’ una storia di grande innovazione sociale”.Questi ragazzi della proloco si sono rimboccati le maniche e, in nove amici hanno costituito la cooperativa. Prima sono stati investiti i loro soldini , risistemando la vecchia scuola del paese, ormai diroccata , è stato aperto un bar, ed una bottega di alimentari, dove oggi arrivano clienti pure dai paesi limitrofi, vendono pane preparato con le antiche tradizioni, diversi sono i servizi che svolge la cooperativa per la comunità, oggi è formata da 33 soci , lo stipendio medio è sui 1.000 euro al mese, il fatturato è di circa 700 mila euro all’anno.” Aggiunge il sindaco” ovviamente il sostegno delle istituzioni è fondamentale per valorizzare un territorio, bisogna conoscere bene, e soprattutto amare, le sue particolarità, perchè ogni luogo è unico. Ultimamente si è parlato di legge sulla montagna, 100 milioni di euro destinati ai paesi di montagna, ripartiti in tre anni, destinata a cinquemila comuni,” è uno schiaffo alla dignità dice il sindaco Ralli “-con questo non voglio dire che non sono ben accetti, ma si parla di circa un euro per cittadino del comune. I problemi della montagna vengono da lontano, e non sono mai stati affrontati, dalla cura del territorio, alla gestione dei servizi. La chiusura dei negozi è evidente, quando una situazione decresce, quindi l’economia di un’apertura da delle morse anche in questioni fiscali, parametri, studi di settore, affitto, utenze, porta un antieconomicità della gestione, alcune attività del comune hanno chiuso perchè, i proprietari hanno una certa età , ed i figli hanno fatto scelte diverse, “non c’è un ricambio, ed è evidente quando una situazione decresce”, il piccolo negozio di paese è il primo a pagarne le conseguenze. Chi frequenta i paesini delle aree interne per una giornata di relax, per andare a trovare parenti, amici, non si porti da casa la spesa, acqua ,pasta, verdura,salumi, formaggi ecc. Si fermi ad acquistarli nel negozio della piazza di questo magnifico paese immerso nella natura e che ha tanto da offrire, dove si possono trovare anche prodotti tipici locali. Si fermi, pensi ,al grande valore del suo gesto . Chi vive nei piccoli comuni, si faccia due calcoli e scelga la dimensione sociale vera, il negozio del paese, che conosce benissimo sia i prodotti che vende sia il proprietario che li offre. Negli ultimi cinque anni, secondo i dati di confesercenti, hanno abbassato la saracinesca almeno 100 mila negozi, con la conseguente perdita di 250 mila posti di lavoro. Sarebbero, quindi almeno cinquemila i comuni, che rischiano di restare senza negozi di vicinato nei prossimi anni. Anche perchè- nonostante la crisi- la grande distribuzione ha annunciato una tendenza opposta. Per quanto possibile, dovremmo ricominciare a supportare le piccole realtà commerciali di paese e di quartiere. Si tratta di un modo semplice per dare una mano all’economia locale di questa valle, e alle persone che lavorano in modo onesto. Fare la spesa sotto casa ci consente di comprare meno e meglio e di avere a disposizione prodotti sempre freschi. Indubbiamente- di fronte ai morsi della crisi- l’appello a salvare il negozio dietro l’angolo potrebbe apparire secondario se non futile. Eppure anche qui c’è un problema di spersonalizzazione dei luoghi, che si traduce in un grave impoverimento della vita di tutti i cittadini.

 

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