TRA LE PIETRE DI CALESTANO – giro fotografico di flavio nespi

Tratto da: Wikipedia
Storia

Origini
Il territorio di Calestano risultava popolato già nel neolitico; risalgono infatti all’incirca al 5000 a.C. alcuni strumenti in pietra rinvenuti nei pressi di Marzolara. 
Sono invece databili all’incirca nel 3000 a.C., in piena età del rame, vari oggetti scoperti nel tempo in varie località nei dintorni.
Durante l’età del bronzo, intorno al 1500 a.C., la zona era abitata dai Liguri, che fondarono un castellaro a monte di Fragno; allo stesso popolo è riferibile una tomba risalente alla fine del IV secolo a.C., portata alla luce nei pressi di Casa Selvatica.
In epoca romana sorsero qua e là piccoli villaggi e fattorie, nelle posizioni più favorevoli allo sfruttamento agricolo; di quell’epoca sopravvivono ancora alcuni toponimi delle località dell’odierno comune, tra cui quello di Calestano.

Medioevo
In età medievale gli antichi insediamenti romani e la rete viaria si mantennero pressoché inalterati.
A presidio della vallata furono edificati tra l’XI e il XIII secolo, probabilmente dal Comune di Parma, i castelli di Calestano, Marzolara, Alpicella, Vigolone e Ravarano; mentre quest’ultimo fu acquistato nel 1214 dal marchese Pelavicino Pallavicino, gli altri furono donati nel 1249 al conte di Lavagna Alberto Fieschi.
Nel 1275 il cardinale Ottobono Fieschi, futuro papa Adriano V, nominò suo erede di tali terre il fratello Percivalle; alla morte di quest’ultimo nel 1290 subentrarono i nipoti Luca, Carlo e Ottobono del ramo di Torriglia, che nel 1313 ne furono investiti dall’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VII di Lussemburgo. 
Nel 1370 il Signore di Milano Bernabò Visconti, temendo possibili attacchi da parte del marchese di Ferrara Niccolò II d’Este, fece costruire a Calestano una fortezza a difesa della vallata. 
Nel 1409 il Parmense fu conquistato dal marchese Niccolò III d’Este, che nel 1420, al termine di aspri scontri, per mantenere il possesso di Reggio, fu costretto a cederlo al duca di Milano Filippo Maria Visconti.
Tuttavia, i Fieschi rimasero fedeli all’Estense e il Visconti nel 1426 incaricò il condottiero Pier Maria I de’ Rossi di conquistare le terre della val Baganza in loro possesso; Pietro pose l’assedio alla rocca di Marzolara, che dopo 24 giorni di bombardamenti capitolò; il Duca assegnò quindi il maniero al Rossi e inviò Niccolò de’ Terzi, il Guerriero, a presidiarlo. Pier Maria si spostò quindi a Calestano, ove costruì una bastia di fronte al castello di Gian Luigi Fieschi, che fu ferito e arrestato nel tentativo di espugnarla. 
La guerra proseguì per anni in tutto il Parmense e nel 1431 Niccolò Piccinino promise al conte Gian Luigi Fieschi la restituzione dei castelli di Marzolara, Calestano e Vigolone al termine del conflitto, con la clausola che nel frattempo rimanessero nelle mani di Niccolò de’ Terzi, il Guerriero; per questo ordinò al referendario del Comune di Parma Anton Simone Butigelli di consegnarli al Guerriero.
Ne fu però successivamente investito Baldo Soardi, che nel 1438 fu scomunicato dal vescovo Delfino della Pergola per non aver consegnato alla Diocesi di Parma le decime raccolte dagli abitanti di Fragno.
Nel 1439 Filippo Maria Visconti assegnò quindi i feudi al cancelliere di Niccolò Piccinino Albertino de’ Cividali e successivamente ai conti di Canino e a Giovanni da Oriate; nel 1443, al termine della guerra, il Duca restituì i castelli di Calestano, Marzolara e Vigolone al conte Giannantonio Fieschi in segno di riconoscenza per la sua devozione.
Tuttavia, nel 1465 il duca di Milano Francesco Sforza investì del feudo il condottiero Giorgio da Gallese, al quale subentrò nel 1474 Giorgio del Carretto; l’anno seguente il duca Galeazzo Maria Sforza assegnò Calestano al consigliere ducale Pietro Landriani, al quale succedette nel 1498 il figlio Jacopo; l’anno seguente, però, a causa delle proteste da parte degli abitanti, il duca Ludovico il Moro gli revocò l’investitura e restituì il maniero a Gian Luigi Fieschi, alla cui scomparsa il feudo fu ereditato, insieme a quelli di Vigolone, Grondona, Garbagna, Loano e a una quota di quello di Varzi, dai figli Scipione e Sinibaldo. 

Età moderna
Il territorio fu interessato da altri scontri durante la guerra di Parma, quando nel 1551 le truppe imperiali guidate da Ferrante I Gonzaga occuparono la rocca di Vigolone e ne furono respinte dopo alcuni giorni dall’esercito del duca di Parma Ottavio Farnese.
Nel 1650 Carlo Leone e Claudio Fieschi vendettero i diritti su Calestano, Marzolara, Vigolone e Alpicella, sui loro manieri e sulle pertinenze al conte Camillo Tarasconi. 
A Ravarano rimasero invece quasi ininterrottamente i Pallavicino fino al 1687, quando il ramo della famiglia si estinse; la Camera Ducale di Parma avocò a sé tutti i diritti sul feudo, che cedette ai fratelli Gian Simone e Lelio Boscoli; nel 1707 il marchese Andrea Boscoli ne ottenne la permuta con Berceto.
Nel 1728 il castello fu quindi assegnato al conte Paolo Anguissola, al quale subentrò nel 1752 il conte Beltramo Cristiani, governatore di Mantova; alla sua morte nel 1758 Ravarano passò ai figli Gianfrancesco e Luigi.
 
Età contemporanea
In seguito alla conquista del ducato di Parma e Piacenza da parte dei francesi, nel 1805 per decreto napoleonico tutti i diritti feudali furono aboliti e l’anno seguente Calestano divenne sede di comune (o mairie). 
Dopo l’Unità d’Italia furono tracciate nuove strade, tra cui quella di fondovalle e quella di collegamento con Langhirano, che favorirono lo sviluppo economico della zona; tuttavia, mentre i centri di Calestano e Marzolara incrementarono notevolmente il proprio numero di abitanti, le frazioni montane si spopolarono gradualmente.
Nel 1890 il territorio comunale fu ridotto in seguito alla cessione della frazione di Casaselvatica al comune di Berceto.
Nel 1910 fu inaugurata la tranvia Parma-Marzolara, per collegare la città alla frazione, che divenne meta di turismo sciistico; la linea sarebbe rimasta attiva fino al 1952. 
Durante la seconda guerra mondiale, nel periodo dell’occupazione tedesca e della Repubblica Sociale Italiana, il centro di Calestano fu colpito dai bombardamenti alleati, che causarono anche il crollo di parte della chiesa di San Lorenzo.
Negli stessi anni i coniugi Ostilio e Amelia Barbieri, con la connivenza del maresciallo dei carabinieri Giacomo Avenia e del podestà Ugo Gennari, trovarono rifugio ai tre componenti della famiglia ebrea dei Mattei, profughi fiumani; il parroco don Ernesto Ollari li nascose nella frazione di Canesano, ove rimasero fino alla Liberazione; per questo, il 2 agosto 1999, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme conferì a Ostilio e Amelia Barbieri, Giacomo Avenia ed Ernesto Ollari l’onorificenza di giusti tra le nazioni.

 

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